Il neuroimaging e l’ipnosi
Il neuroimaging
Le tecniche di neuroimaging l’opportunità di approfondire e comprendere i correlati neurocognitivi sia dei processi ipnotici che di alcuni disturbi psicologici, creando una finestra sperimentale sulla psicopatologia in grado di supportare i più opportuni interventi terapeutici.
Quando parliamo di neuroplasticità o plasticità neurale facciamo riferimento alla capacità del nostro sistema nervoso di riorganizzare le connessioni tra i neuroni e tra le funzioni delle aree danneggiate o compromesse.
Gli studiosi parlano spesso di plasticità corticale perché la corteccia cerebrale è la struttura più recente nello sviluppo del cervello umano ed è proprio quella che mostra la maggiore capacità di riorganizzazione in funzione delle richieste ambientali.
Più precisamente, il concetto di plasticità si riferisce ad ogni modificazione a cui è sottoposto il sistema nervoso tanto in seguito a cambiamenti molecolari e strutturali, quanto a cambiamenti connessi a nuovi apprendimenti.
Fino a tempi recenti si riteneva che solo nei bambini il sistema nervoso fosse capace di riorganizzarsi, tuttavia la scienza oggi ci dice che la capacità di recupero (in caso di aree soggette a traumi o lesioni) e di riorganizzazione corticale è conservata in età adulta al pari degli individui giovani, o quasi.
Maturazione e sviluppo del lobo frontale
Scendendo nel dettaglio, la zona del lobo centrale, zona cerebrale connessa alla programmazione e alla pianificazione del comportamento, alla presa in carico delle decisioni, ecc., continua a maturare e ad aumentare la rete di connessione tra i suoi neuroni fino ad età avanzata.
Gli studiosi concordano nel ritenere,dunque, che la maturazione e lo sviluppo del lobo frontale siano fondamentalmente legati alle dimensioni dell’esperienza e alle sollecitazioni ambientali.
Diverse ricerche recenti dimostrano quindi che il cervello è costantemente sottoposto a riorganizzazioni al variare delle esperienze e delle condizioni ambientali.
Tali premesse permettono di comprendere l’impatto che un buon percorso psicoterapeutico ha sulla modificazione neurale e sulle funzioni cognitive.
Studi di neuroimaging hanno evidenziato che alcuni disturbi, come le sindromi depressive, determinano danni alle cellule nervose e ai circuiti cerebrali, che risultano connessi a un’esposizione prolungata ad affaticamenti e tensioni, oppure da ricondursi ad esperienze traumatiche. Tuttavia, se il nostro cervello può modificarsi in seguito a stress negativo, può anche essere cambiato sulla strada della guarigione. L’ipnosi ha ottenuto ottimi risultati in tal senso, tanto sul profilo dell’efficienza quanto su quello dell’efficacia.
L’ipnosi e il neuroimaging
L’ipnosi rappresenta un potente dispositivo cognitivo con cui esplorare in modo controllato fenomeni psicologici e processi psichici che sono di interesse clinico e teorico. Inoltre, è utile sottolineare che i fenomeni ipnotici costituiscono delle esperienze che il paziente vive come se fossero reali e, in quanto tali, sono accompagnate da cambiamenti significativi a livello delle aree cerebrali interessate. A sostegno di questo è stato scientificamente dimostrato che i cambiamenti prodotti sono stati documentati in zone encefaliche normalmente coinvolte ed attive durante le medesime esperienze provocate dall’ipnosi, quando queste sono vissute realmente al di fuori del setting ipnotico.
Di fatto, è innegabile che l’ipnosi costituisca una modalità di lavoro in grado di attivare efficacemente tanto le dimensioni affettive tanto quelle cognitive, che facilitano il cambiamento desiderato. In questo senso possiamo concludere che si tratta di un intervento molto potente perché facilita il cambiamento del paziente, integrando i contenuti mentali inconsci con quelli consci e, coinvolgendo i correlati neurali, una psicoterapia combinata con l’ipnosi può spingersi verso la modifica degli stessi nella direzione più funzionale per la qualità di vita del paziente.
Riferimento bibliografico
Frewen PA, Dozois DJ, Lanius RA. (2008). Neuroimaging studies of psychological interventions for mood and anxiety disorders: empirical and methodological review. Clin Psychol Rev. 28:228-246.
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