IPNOSI E PAURA DI VOLARE

 In Quando usare l'ipnosi

L’aerofobia, ovvero la paura di volare, è un disturbo che rappresenta un vero e proprio ostacolo per il paziente che ne soffre, il quale si trova nella condizione di perdere l’opportunità di viaggiare in aereo tanto per motivi di lavoro, quanto per ragioni di svago. Al giorno d’oggi, rinunciare a prendere l’aereo significa privarsi di occasioni di diversa natura, senza considerare che tale impedimento diventa ancora più significativo nelle sue conseguenze quando il paziente ha all’estero familiari o affetti che, di fatto, non può raggiungere. La paura di volare appare come irragionevole se consideriamo le statistiche di incidente e le compariamo con i sinistri stradali, che senza dubbio espongono le persone a più alti rischi. Dal momento che l’aerofobia è un disturbo che comporta elevati stati di ansia, è difficilmente controllabile ed è rivolta verso una specifica situazione, essa rientra a pieno titolo nelle categoria delle Fobie Specifiche, a loro volta appartenenti alla grande famiglia dei Disturbi d’Ansia, proprio perché l’ansia costituisce il vissuto più frequentemente esperito. Il DSM 5 definisce la paura fobica secondo precisi criteri:
A) Timore o ansia marcata verso un oggetto o una situazione specifici.
B) La situazione o l’oggetto fobici provocano quasi sempre immediata paura o ansia.
C) La situazione o l’oggetto fobici vengono attivamente evitati oppure sopportati con paura o ansia intense.
D) La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dall’oggetto o dalla situazione specifici e al contesto socio-culturale.
E) La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti e durano tipicamente per sei mesi o più.
F) La paura, l’ansia o l’evitamento provocano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale lavorativo o di altre importanti aree.
Appare, dunque, evidente che la prossimità o la possibilità di contatto con lo stimolo fobico generino ansia e vere proprie condotte attive di evitamento. Per evitamento si intendono comportamenti intenzionali volti a prevedere o ridurre il contatto con la situazione temuta, in questo caso l’aereo. La sintomatologia del paziente che soffre di aerofobia è piuttosto ampia: tachicardia, sudorazione, aumento del ritmo respiratorio, senso di oppressione toracica, cefalea, aumento della pressione arteriosa, aumento della vigilanza spesso unito alla paura di perdere il controllo. Ogni persona, in effetti, manifesta solo alcuni di questi sintomi poiché il corredo sintomatologico risente di una importante componente individuale. Dal punto di vista terapeutico, i protocolli più utilizzati si pongono come obiettivo quello di governare e poi sconfiggere la fobia del volo. Vediamo adesso di approfondire cosa possiamo fare con l’ipnosi. Innanzitutto, durante la prima seduta in trance comincia l’indagine di come e in che modo l’inconscio del paziente rappresenti a se stesso la fobia di volare. Il passo preliminare consiste, dunque, nell’esplorazione delle rappresentazioni inconsce legate alla situazione temuta, molte volte e connesse a oggetti interni paurosi e inaccessibili,valutando la personalità del soggetto oltre la sintomatologia espressa. Pur individualizzando il trattamento sulla base delle caratteristiche di ogni singolo paziente, in molti casi procedo inducendo il paziente al ricordo di un’esperienza gratificante, chiedendogli di volare verso quella situazione. Attraverso questa e altre tipologie di manovre, come alcune suggestioni post-ipnotiche con stimoli di sostegno, finalizzo gli interventi al superamento dei modelli mentali connessi a fantasie catastrofiche mediante l’attivazione di nuovi circuiti cerebrali. L’ansia del volo principia dalla preparazione del bagaglio, e così anche i miei interventi in ipnosi, in modo tale che le peggiori fantasie trovino nel setting terapeutico una accoglienza, un contenimento, ed il definitivo affrancamento. Di particolare interesse a questo proposito, risulta il racconto di una paziente di Erickson, in “Ipnoterapia”, che superò la paura del volo attraverso il concreto spostamento di un sintomo all’esterno, ovvero sulla sedia dove la paziente stessa era seduta in trance. La paziente in questione riferì a Erickson dopo essere riuscita a prendere l’aereo: “«Era assolutamente fantastico. Il letto di nuvole al di sotto era così bello che avrei voluto una macchina fotografica». Alcuni mesi più tardi quando lei ebbe occasione di ritornare nella stessa stanza, era divertente vedere come evitava quella sedia e impediva agli altri di sedercisi.”

Riferimento bibliografico
M. H. Erickson, E. L. Rossi (1982), Ipnoterapia, Casa Editrice Astrolabio.

Dott.ssa Maria Novella Grimaldi
Dottoressa Maria Novella GrimaldiDa circa 20anni esperta di ipnosi strategica, ipnoterapia ericksoniana, ipnosi dinamica e regressiva. Laureata in Psicologia a indirizzo applicativo presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e specializzata in Approccio Breve e Strategico. Da anni utilizzo quotidianamente questo approccio insieme all’ipnosi, durante il percorso terapeutico l’attenzione non viene posta sul passato ma sul presente e sul futuro. Questo tipo di intervento si avvale di tecniche specifiche tra cui ricordo il Training Autogeno, la desensibilizzazione sistematica, l’ipnosi etc. Oltre ad usare le tecniche di rilassamento e l’ipnosi in ambito clinico conduco presso l’Istituto per lo Studio Delle Psicoterapie corsi, riservati a medici e psicologi, per conduttori di Training Autogeno, Tecniche Ipnotiche e R.A.T. Mail: marianovellagrimaldi@gmail.com
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