IPNOSI E TRATTAMENTO DEI PAZIENTI CON MALATTIE CRONICHE
Con il termine compliance, in medicina, si intende l’adesione da parte del paziente alle indicazioni e alle prescrizioni mediche previste e programmate dal sanitario per la gestione di una determinata patologia. I temi connessi alla compliance sono articolati, perché considerano tanto il ruolo dell’organizzazione sanitaria nella facilitazione dell’aderenza allo schema terapeutico proposto al paziente, tanto la relazione tra il medico e l’assistito. I fattori in grado di condizionare la compliance sono molteplici: il tipo di malattia (acuta o cronica), il livello socioculturale del paziente (che considera anche disponibilità economica e le credenze religiose), la competenza e il ruolo del medico (chiarezza delle prescrizioni che richiede, capacità di motivare al trattamento). In particolare, bisogna distinguere tra le malattie croniche e le patologie acute. Infatti, nelle malattie croniche molto spesso si verifica un’alternanza di periodi di relativo benessere e di fasi in cui la patologia si manifesta con evidenza e sintomi specifici, e tale altalenanza rende conto del senso di incertezza vissuto dei pazienti. Da sempre l’aiuto psicologico e il sostegno psicoterapeutico mirano, per questa categoria di pazienti, a sviluppare aderenza ai trattamenti medici previsti e al riconoscimento delle fasi intercritiche che caratterizzano il decorso della patologia, così da rendere l’assistito maggiormente responsabile della propria salute restituendogli un ruolo attivo, che la percezione di incertezza sovente va a logorare. Affrontare l’argomento della patologia cronica da un punto di vista psicologico, significa tenere presente che le malattie croniche si configurano come un’esperienza che minaccia alcuni principi identitari (Breakwell, 1986). Gestire efficacemente una patologia cronica di fatto implica, per il paziente e per i suoi familiari, cambiamenti nelle abitudini quotidiane allo scopo di programmare le dovute e manovre e i dovuti interventi per contenere sintomi e esiti della patologia. Se da un lato tale gestione è auspicabile e spesso inevitabile, dall’altro bisogna tenere presente che la significativa alterazione delle abitudini quotidiane e dello stile di vita del paziente e del suo sistema familiare comporta conseguenze psicologiche, dall’aumento della tensione e dello stress, alla ridefinizione di priorità, obiettivi, identità. Tale considerazione deriva dal fatto che il paziente cronico necessita di regolari trattamenti medici e terapie farmacologiche, senza i quali si verificherebbero pesanti ricadute sul piano fisico e psichico. Numerosi studi dimostrano, peraltro, la maggiore incidenza di disturbi d’ansia e dell’umore, fino ad un maggior rischio suicidario nei pazienti affetti da patologie croniche (Siegel e Leaks, 2002; Nordenstrom, 2011). Con i pazienti che vivono il disagio di una patologia cronica, al di là delle specifiche caratteristiche e richieste individuali, di regola adotto un protocollo terapeutico combinato con l’ipnosi. Infatti, per mezzo del rilassamento indotto dalla trance, il paziente ha l’occasione di vivere una condizione di massimo rilassamento e massima coscienza, che produce sollievo dalle tensioni quotidiane e il conseguimento del benessere mentale. Proprio durante la trance, il lavoro si sviluppa mediante visualizzazioni guidate che consentono alla persona di scoprire i propri punti di forza e proiettarsi in scenari futuri nei quali mettere a frutto le risorse personali. Questa modalità di intervento si rivela efficace per un duplice motivo:
• il paziente comincia un lavoro di esplorazione personale alla ricerca delle proprie risorse interne e, inevitabilmente, attraversa in ipnosi episodi passati, alle volte rimasti irrisolti. In questo modo, si procede alla ristrutturazione cognitiva nella quale i sintomi e la malattia acquistano un senso nuovo nella storia di vita del soggetto e, contemporaneamente, vengono portati alla coscienza e consolidati i punti di forza del paziente, intesi proprio come risorse in grado di renderlo relisiente a fronte delle difficoltà quotidiane connesse alla malattia;
• attraverso la visualizzazione degli scenari futuri il paziente, ben guidato dal terapeuta, ha la possibilità di confrontarsi con le paure associate alla percezione del destino della malattia. Se è stata condotta efficacemente la fase precedente, quella di riscoperta delle risorse personali, il paziente potrà percepirsi in grado di governare gli accadimenti interni e esterni, ritrovando un locus-of-control interno, che sappiamo connesso con sani livelli di autostima.
Riferimenti bibliografici
Breakwell G. M. (1986). Coping with treatened identity. Methuen & Co Ltd
Siegel K., Lekas H.M. (2002). AIDS as a chronic illness: psychosocial implications. AIDS 2002, 16 (4), 69 – 76
Nordenstrom A. (2011). Adult women with 21-hydroxylase deficient congenital adrenal hyperplasia, surgical and psychological aspects. Current Options in Pediatrics, 23, 436 – 442