Ortoressia nervosa: che cos’è e come intervenire con l’ipnosi
Che cos'è l'ortoressia nervosa?
L'ortoressia nervosa (dal greco orthos -corretto- e orexis -appetito-) rappresenta un disturbo della sfera alimentare a cui fanno riferimento alcuni esperti del settore. Teorizzata da Steven Bratman, indica un eccesso di salutismo, che porta a una selezione drastica degli alimenti fino addirittura a parziali digiuni. Nonostante questo, non è ancora ufficialmente incluso e riconosciuto dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, nella quinta edizione nel 2013 (DSM 5).L’assenza nel DSM 5 può essere ricondotta a numerosi fattori, tra cui la sovrapposizione del comportamento ortoressico con altri disturbi della sfera alimentare e non solo. Certamente questa decisione è connessa anche al fatto che si tratta di una forma morbosa recente, che descrive una peculiare modalità di approccio alla nutrizione. Di fatto, possiamo senz’altro affermare che l’ortoressia descrive una forma di attenzione abnorme alle norme alimentari, alla selezione dei cibi e alle loro composizioni.Cibi che vengono eliminati dalla dieta
Nell'ortoressia nervosa forme di fissazione mentale maggiormente diffuse riguardano l’eliminazione dalla dieta di interi gruppi alimentari (latticini e derivati del latte, cibi contenenti glutine, carni, ecc), oppure la messa al bando di cibi che hanno subìto particolari processi industriali, presentando ad esempio coloranti e/o conservanti nella loro composizione.In linea di principio questa attenzione può essere considerata un modo per prendersi cura di sé e preservare la propria salute. Quando la persona comincia a organizzare i ritmi della propria vita fondandoli sulla ricerca, l’analisi e la preparazione dei cibi, possiamo affermare che vi sono i segni di una difficoltà che merita di essere accolta e considerata. La ricerca ossessiva di alimenti sani, la fobia della contaminazione dei cibi, il fanatismo legato alle scelte alimentari sono, nell’insieme, aspetti caratteristici del comportamento ortoressico.Questo genere di ideazione associata all’alimentazione delinea una certa quantità di sovrapposizioni con disturbi psicopatologici maggiormente conosciuti, come quelli ossessivi, ansioso-fobici, quelli di matrice paranoide (ben descritta dalla paura della contaminazione) e, da ultimi ma non per importanza, i disturbi connessi alla restrizione in ambito alimentare.Quadro sintomatologia
Quando il quadro sintomatologico della persona ortoressica è completo di questa serie di attenzioni maniacali riguardo ai cibi e quando l’organizzazione del quotidiano risente di questa forma mentale, si assiste a numerose compromissioni del funzionamento del soggetto in diversi ambiti di vita.L’ortoressico, infatti, può- arrivare a rinunciare a occasioni sociali per salvaguardare il suo piano alimentare;
- vivere specifiche tensioni nell’ambiente familiare;
- intraprendere digiuni che minacciano portano rischiosi squilibri elettrolitici, avitaminosi, osteoporosi, ecc.
Intervento con dissociazione ipnotica
Una psicoterapia combinata con l’ipnosi rappresenta un valido supporto per cambiare le abitudini alimentari, rendendole maggiormente funzionali al benessere della persona. Inoltre, con riferimento all’ideazione ossessiva, recenti ricerche segnalano che esiste una sovrapposizione tra le aree cerebrali su cui l’ipnosi può agire e le aree che presentano un’alterazione del funzionamento nei pazienti con disturbo ossessivo compulsavo.Questo implica l’impiego di tecniche come la dissociazione ipnotica che permettono di ottenere una scissione dell’esperienza ossessiva, grazie alla quale è possibile depotenziare le componenti dell’idea intrusiva e delle condotte alimentari ad essa associate, portando il paziente a amplificare la consapevolezza sugli elementi in grado di promuovere in lui vissuti maggiormente funzionali.L’ipnosi permette, infine, di conseguire un risultato fondamentale per il paziente ortoressico: quello di rafforzare le risorse interne e cambiare il punto di vista da cui guarda il rapporto con i cibi. Solo allora la scelta di nutrirsi di alimenti realmente funzionali al suo benessere sarà autentica, voluta e spontanea. A partire da questo, la persona sarà in grado di ri-costruire la rete relazionale con la quale condividere la convivialità di un pasto: famiglia, amici e colleghi.Riferimento bibliografico Bratman S., Knight D. (2000), Health food junkies, Broadway Books, New York.Richiedi un consulto
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