IPNOSI E CEFALEA
La cefalea è un dolore che investe la testa, il collo, il viso, interessando, dunque, l’intera regione cranica. Esistono una molteplicità di forme di cefalea e, innanzitutto, occorre distinguere tra la cefalea come patologia primaria e la cefalea secondaria ad un altro disturbo. Nel primo caso il mal di testa rappresenta un disturbo in sé, non connesso ad altre patologie; nel secondo caso invece la cefalea rappresenta il sintomo di una patologia in atto nell’organismo. Gli studi epidemiologici ci dicono che ogni anno il 90% delle persone patisce almeno una volta il mal di testa. Solo in Italia ci sono circa 4 milioni di persone che dichiarano di soffrire di un mal di testa che si presenta in forma cronica e insopportabile. Le tipologie più comuni di cefalea sono le cefalee primarie, come la cefalea tensiva e l’emicrania. Tale forma del disturbo possiede requisiti tipici: il carattere pulsante, l’associazione con senso di nausea e la manifestazione su un lato della testa nel caso di emicrania. Altre forme di cefalea sono quelle di tipo tensivo e a grappolo. Diverse ricerche nell’ambito delle neuroscienze e nei contesti clinici suggeriscono che la cefalea sia una manifestazione strettamente connessa al pensiero psicosomatico e all’unione inscindibile mente- corpo. Inoltre, è stato dimostrato che i disturbi legati al mal di testa sono spesso associati ad un abbassamento della qualità di vita, a fenomeni di dolore muscolo-articolare, all’incremento e in alcuni casi all’abuso di farmaci antidolorifici, all’innalzamento dell’incidenza della depressione tra la popolazione che ne soffre. Questi dati segnalano una condizione di compromissione esistenziale per il paziente affetto da cefalea cronica, e la pertinenza psicologica del disturbo chiama in causa la necessità di protocolli di intervento psicoterapeutico efficaci. Sappiamo che i soggetti che manifestano difficoltà a simbolizzare e mentalizzare le emozioni e i vissuti affettivi tendono alla somatizzazione dei conflitti interni, che subiscono una rimozione e uno spostamento sul piano fisico. Tale consapevolezza clinica rappresenta il punto di partenza per il progetto terapeutico adeguato a questa categoria di pazienti. Sulla base delle caratteristiche e della storia di ogni singolo paziente, nonché in considerazione delle manifestazioni cliniche della cefalea presentata, è possibile procedere secondo più direttrici. Innanzitutto occorre cominciare con l’esplorazione anamnestica della vicenda esistenziale della persona, degli eventuali conflitti con l’ambiente e dei conflitti interni, con l’indagine dei vissuti emozionali e di come questi sono riconosciuti, elaborati e gestiti. La letteratura scientifica sull’argomento, infatti, evidenzia una netta correlazione tra la mancanza di mentalizzazione delle emozioni e la loro conversione sul piano fisico. Dopo un’accurata indagine e in seguito alla creazione dell’alleanza terapeutica con il paziente, è possibile impiegare la trance come dispositivo in grado di favorire l’accesso ai contenuti inconsci rimossi: quanto a fasi ed episodi significativi per la ristrutturazione della storia di vita del soggetto, tanto a elementi della personalità che rappresentano risorse eventualmente sopite, indispensabili per procedere alla rielaborazione e alla gestione dei vissuti. Inoltre, al paziente possono essere insegnate procedure che gli consentono di accedere allo stato di trance in maniera autonoma e che sono finalizzate al controllo del dolore. L’apprendimento di specifiche tecniche mentali, come anche il Training Autogeno, costituisce una preziose opportunità per il paziente allo scopo di gestire il sintomo senza ricorrere (o riducendo il ricorso) ai farmaci analgesici, la cui assunzione può risultare dannosa nel lungo periodo. Tale competenza può tradursi in una risorsa tanto nel controllo del dolore tanto nel riconoscimento dei prodromi della manifestazione dolorosa, restituendo al paziente un senso di autoefficacia che è sempre minacciato nei casi di disturbi che comportano dolore cronico. A chiudere il cerchio, l’aumentato senso di autoefficacia è a sua volta in grado di contrastare vissuti di ansia e depressione, che si manifestano sovente, come abbiamo visto, nelle storie di questa categoria di pazienti. Infine, il trattamento con ipnosi produce nei pazienti un potenziamento dell’energia e maggiore sensazione di rilassamento, oltre che la percezione di poter intervenire attivamente sulla propria esperienza di dolore, governandola.
Riferimento bibliografico
Patterson DR, Jensen MP, Hypnosis and clinical pain, Psychol Bull. 2003 Jul;129(4):495-521.