IPNOSI E CURE PALLIATIVE
Quando parliamo di cure palliative intendiamo gli interventi che si rivolgono a pazienti in fase avanzata o terminale di una malattia cronica oppure evolutiva. La legge 38 del 15 marzo 2010 tutela il diritto di ogni paziente di poter accedere alle terapie palliative e alle terapie del dolore. Fino a qualche anno fa, tuttavia, la pratica medica considerava gli interventi non finalizzati alla guarigione come una frontiera oltre la quale non era più legittimo parlare di medicina ufficiale. Dal punto di vista dell’etimologia del termine, palliativo origina dal latino “pallium“, il cui significato rimanda al velo, al mantello e, per estensione metaforica, al concetto di protezione. Lo scopo delle terapie palliative è proprio quello di proteggere la persona assicurandole la migliore qualità di vita possibile, intervenendo farmacologicamente per la riduzione del dolore, sostenendola attraverso tecniche per la gestione dei sintomi e dell’invalidità, fino a interventi diretti o indiretti per il supporto ai familiari. Le principali patologie per le quali sono richieste le cure palliative sono le malattie oncologiche, neurologiche, cardiologiche, respiratorie, renali e a questa amplissima categoria di pazienti vengono offerti servizi assistenziali non solo di tipo farmacologico ma in grado di abbracciare gli aspetti psicologici, emotivi e spirituali. Questa è la ragione per la quale risulta necessario per la medicina palliativa considerare strumenti e procedure terapeutiche capaci di integrare il rapporto mente-corpo. Uno dei dispositivi che può essere impiegato per accompagnare la persona in questa delicatissima fase di vita potrebbe essere l’ipnosi. Uno studio recente, realizzato presso l’Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza, nella città di Torino, ha supportato e verificato l’ipotesi che la trance ipnotica sia una tecnica di intervento in grado di portare benefici ai pazienti. In particolare, i pazienti coinvolti nella ricerca hanno sperimentato un buon livello di rilassamento, a cui si associano riduzioni di ansia, di dolore e dei deficit respiratori. Tali dati evidenziano che l’ipnosi può contribuire all’incremento della qualità di vita di questa categoria di pazienti, nell’ambito di una prospettiva integrata e complementare alla farmacologia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, definendo le terapie palliative e come “un approccio che migliora la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare le problematiche associate a malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di una identificazione precoce di un ottimale trattamento del dolore e delle altre problematiche di natura fisica, psico-fisica e spirituale”, ci offre alcuni dati che invitano alla riflessione. L’OMS stima, infatti, che i pazienti che necessitano di cure palliative sono compresi tra i quattro e i cinque milioni di persone con patologie oncologiche, a cui si aggiungono 100 milioni di pazienti che soffrono di altre patologie, senza dimenticare i loro familiari e i caregiver. Proprio sulla base di questi dati si fa strada la necessità di meditare sulle proposte più opportune da formulare a un’ampia categoria di persone accomunate da patologie inguaribili e da vissuti psicologici e emotivi unici, anche nella prospettiva di una inclusione degli strumenti più idonei per offrire sostegno in una fase della vita delicata tanto per i pazienti quanto, in modo diverso, dai cari impegnati nella loro assistenza. L’augurio è che ulteriori studi sperimentali possano validare inequivocabilmente i benefici dei dispositivi ipnotici quale sostegno nelle cure palliative, e che vengano messe in campo tutte le risorse necessarie per dare sollievo alla sofferenza, sfidando e vincendo i pregiudizi sull’ipnosi, talvolta ancora guardata con scetticismo.
Riferimenti bibliografici
Casale G., Calvieri A., Le cure palliative in Italia: inquadramento storico, Centro Antea, Roma, MEDIC 2014; 22(1): 21-26
Torresan M.M., MURO F., La comunicazione ipnotica nei pazienti in cure palliative ospedaliere, Pain Nursing Magazine 2015; 4: 65-72