Ipnosi e disturbo disforico premestruale
Quando si parla di disturbo disforico premestruale si corre frequentemente il rischio di confondere tale disturbo con la sindrome premestruale oppure con la dismenorrea. A partire da questa costatazione, è necessario chiarire le differenze tra queste tre condizioni allo scopo di isolare le caratteristiche di ciascuno e evidenziare le possibilità di trattamento. Per sindrome premestruale si intende generalmente un disagio caratterizzato da sintomi fisici e o comportamentali; per dismenorrea, invece, si intende un quadro clinico che comporta sintomi pressoché esclusivamente fisici (dolore addominale, pelvico e lombare) senza conseguenze affettive o comportamentali. Il disturbo disforico premestruale, al contrario, coinvolge l’intera esperienza emotiva del soggetto che ne soffre, fino a vissuti di tristezza, angoscia e disperazione. Dunque, pur comparendo con la stessa cadenza e la medesima durata temporale, la sindrome premestruale, la dismenorrea e il disturbo disforico premestruale descrivono condizioni cliniche del tutto diverse anche dal punto di vista eziologico. Il disturbo disforico può insorgere in qualunque fase della vita fertile di una donna e, dal punto di vista prognostico, tende al peggioramento negli anni che precedono l’ingresso in menopausa, per poi terminare completamente nel periodo successivo. Il DSM 5 descrive una serie di criteri che consentono di porre la diagnosi del disturbo, fondamentale ai fini di un adeguato progetto terapeutico:
A) nella maggior parte dei cicli mestruali, almeno cinque sintomi devono essere presenti nella settimana precedente le mestruazioni, migliorare entro pochi giorni dall’insorgenza delle mestruazioni e ridursi al momento per poi scomparire nella settimana successiva al ciclo mestruale.
B) Uno o più dei seguenti sintomi deve essere presente:
– marcata labilità affettiva;
– marcata irritabilità o rabbia oppure aumento dei conflitti interpersonali;
– umore marcatamente depresso, sentimenti di disperazione o pensiero autocritico;
– ansia marcata, tensione e/o sentirsi con i nervi a fior di pelle.
C) Uno o più dei seguenti sintomi deve essere presente in aggiunta per il raggiungimento del totale di cinque sintomi quando combinati con i sintomi del criterio B di cui sopra:
– diminuito interesse nelle attività abituali;
– difficoltà soggettive di concentrazione;
– letargia, facile faticabilità o marcata mancanza di energia;
– marcata modificazione dell’appetito, sovralimentazione o forte desiderio di cibi specifici;
– ipersonnia o insonnia;
– senso di sopraffazione o di essere fuori controllo;
– sintomi fisici come indolenzimento tensione del seno, dolore articolare e muscolare, sensazione di gonfiore oppure aumento di peso.
Il Manuale precisa, inoltre, che i sintomi si associano a disagio clinicamente significativo o a interferenza con il lavoro, la scuola, le consuete attività sociali oppure nelle relazioni con gli altri e che l’alterazione non è solamente l’esacerbazione dei sintomi un altro disturbo, e le manifestazioni sintomatiche non devono essere attribuibili agli effetti di una sostanza o di un’altra condizione medica (per esempio ipertiroidismo). A partire da tale descrizione del disturbo disforico premestruale, appare del tutto evidente che esso ha un impatto significativo sulla vita delle donne che ne soffrono e, a fronte di ciò, è opportuno riconoscere con tempestività il quadro clinico e procedere al trattamento più opportuno. Sulla base della classificazione nosografica del DSM 5, tale quadro disforico rientra tra i Disturbi dell’Umore e tale consapevolezza costituisce il punto di partenza della terapia delle pazienti. Vediamo adesso di chiarire quali sono le opportunità terapeutiche offerte dall’integrazione delle procedure ipnotiche nella tradizionale psicoterapia. Com’è noto, durante l’ipnosi, l’auto-ipnosi o la meditazione vengono rilasciate dal nostro cervello le endorfine, ovvero specifici neurotrasmettitori che generalmente sono prodotti in risposta a stati dolorosi, all’esercizio fisico, o all’eccitazione. Le endorfine hanno indiscutibilmente proprietà analgesiche ma anche euforizzanti. Sollecitare la produzione di endorfine attraverso l’ipnosi – o la visualizzazione guidata – nelle pazienti con disturbo disforico premestruale significa procurare loro uno stato di armonia e benessere in grado di determinare nei soggetti una serie di benefici immediatamente percepibili. Le pazienti possono così ritrovare una condizione di pace interiore e controllo sui vissuti emotivi e sugli sbalzi umorali, mediante l’attivazione di risorse interne e senza il ricorso alla farmacoterapia. Inoltre, la pratica quotidiana dell’auto-ipnosi garantisce alle pazienti due ordini di benefici: da un lato, il cervello allenato è sempre più responsivo alla produzione di endorfine; dall’altro, le pazienti allenate sanno di avere a disposizione uno strumento per governare i propri vissuti emotivi, anche quando sono lontane dalla stanza della terapia.
Riferimenti Bibliografici
American Psychiatric Association (2014), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione (DSM-5), Raffaello Cortina editore
Miller, Gruber e Yapko (1999), The Hypnotic Treatment of Depression, Journal of Evidence-Based Complementary & Alternative Medicine October 1999 vol. 5 no. 2 151-162