IPNOSI E PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA
La psicologia dell’emergenza rappresenta una branca della psicologia deputata alla conoscenza e all’intervento in contesti critici e fortemente stressanti, in grado di mettere a rischio le routine quotidiane e perfino la stessa capacità degli individui di fronteggiare l’evento in questione. In ragione dell’eccezionalità dell’evento possiamo parlare propriamente di “emergenza”, intendendo una situazione di necessità, una circostanza imprevista, uno o più episodi gravi e urgenti. La psicologia dell’emergenza si occupa direttamente delle persone coinvolte in tali eventi critici che, lo ricordiamo, possono essere di varia natura:
• le cosiddette “maxi-emergenze“, che si riferiscono a eventi di grande portata collettiva;
• calamità naturali (terremoti, frane, tsunami, ecc.);
• atti delinquenziali (violenza, violenza assistita, rapimenti, torture, ecc.);
• disastri ambientali e sanitari (si pensi agli incidenti industriali in cui si lavorano prodotti nucleari e/o chimici);
• eventi critici di tipo sociale (attacchi terroristici, sommosse, ecc.)
Gli interventi terapeutici nel campo della psicologia dell’emergenza possono essere rivolti tanto alla vittima direttamente interessata dall’evento traumatico, in questo caso parliamo di vittima primaria, quanto alle persone a lei vicine (familiari e amici), in questo caso si dice che l’intervento è diretto alle vittime secondarie e, infine, i destinatari possono essere i soccorritori e, più in generale, la comunità coinvolta dall’evento; in quest’ultimo caso, si dice che l’intervento è sulle vittime terziarie.
Nella mia attività clinica ho constatato i benefici derivati dall’associazione della terapia con le tecniche ipnotiche nel campo della psicologia dell’emergenza, riscontrando che tanto più l’intervento psicoterapeutico è tempestivo, quanto più esso si rivela efficace nel breve, medio e lungo termine. In particolare, grazie all’impiego di tecniche ipnotiche quali la visualizzazione guidata e i training di rilassamento profondo, è possibile riaccedere all’evento che ha scatenato il trauma in una condizione protetta, di sicurezza psicofisiologica, rappresentata dal setting dello psicoterapeuta. Il lavoro in trance, attraverso una precisa e tarata modulazione dello stato di coscienza, consente di ricorrere alle numerose risorse immaginative del paziente. Mediante questa procedura si può lavorare costruttivamente sui ricordi connessi all’evento emergenziale favorendone la rielaborazione e il superamento delle eventuali barriere dissociative connesse alla memorizzazione stato-dipendente.
Riferimento bibliografico
Giannantonio M. (2000), Trauma, psicopatologia e psicoterapia, Attualità in Psicologia, Vol. 15, n.3: 336-345