Reflusso gastroesofageo ed ipnosi: un interessante accostamento terapeutico
Il reflusso gastrico (o reflusso gastroesofageo) è dato dall’azione di risalita dell’acido dello stomaco alla gola, passando attraverso l’esofago. L’esofago è il tratto del canale alimentare che collega la faringe allo stomaco, un collegamento di circa 30 cm. Le funzioni che ha il tubo esofageo sono fondamentalmente due: quella di a spingere i cibi nello stomaco, dove saranno processati dai succhi gastrici; la funzione di evitare che i succhi gastrici risalgano dallo stomaco fino alla gola. Le risultanze di uno studio condotto da medici e dietisti dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano, che ha coinvolto un campione di circa 7.000 soggetti di età superiore ai 25 anni, dimostrano che a soffrire di questo sgradevole disturbo (che può avere conseguenze anche serie sulla salute) è circa il 20-25% della popolazione generale, e sembra sia facilitato dalle cattive abitudini alimentari e da stili di vita non salutari. Esiste un legame tra stress e reflusso gastroesofageo che, pur essendo indiretto, è tutt’altro che trascurabile. Infatti, nelle fasi più complesse e stressanti della vita, i sintomi del reflusso sono soggette ad aumenti significativi nei pazienti vulnerabili a questo disturbo. Per tale ragione, sono state formulate diverse congetture circa i meccanismi con i quali si stabilisce la connessione tra stress e reflusso gastroesofageo. Vediamo alcune di queste ipotesi:
• lo stress può indurre un aumento dell’appetito, una tendenza al consum0 di cibi non salutari e disturbi del sonno. Inoltre, chi fuma o beve alcolici tende a esagerare nei momenti di particolare tensione. Tutti fattori che influiscono negativamente sulla digestione;
• quando ci si trova in una situazione di stress o di pericolo, l’organismo si difende attivando la cosiddetta risposta “fight or flight” (combatti o fuggi). Ciò corrisponde a un reindirizzamento dell’energia verso i muscoli, i polmoni e il cuore, a discapito dell’apparato digestivo, che rallenta;
• lo stress può comportare un accrescimento della sensibilità dell’esofago alle piccole quantità di acido;
• è dimostrato che i pazienti che soffrono sia ansia cronica, sia di reflusso sono maggiormente soggetti all’aggravamento della sintomatologia durante i momenti di stress.
Gli elementi appena discussi sono in grado di provocare in maniera diretta un incremento delle secrezioni acide nello stomaco, un rilassamento dello sfintere dell’esofago e, dunque, il reflusso acido.
Risulta evidente, pertanto, che i sintomi del reflusso gastroesofageo possono essere alleviati riducendo lo stress. Metodi di rilassamento come la meditazione, la visualizzazione guidata e l’ipnosi possono essere di grande aiuto, sentito il parere del medico, chiaramente.
Nel 2008 Giuseppe Chiarioni, Olafur S Palsson e William E Whitehead hanno pubblicato un interessante lavoro di ricerca sul World Journal of Gastroenetrology dal titolo “Hypnosis and upper digestive function and disease”. Gli autori presentano l’ipnosi come una tecnica terapeutica fondata sulla concentrazione psichica passiva che risente, ancora oggi, di pregiudizi da parte degli stessi operatori della salute e che, al contrario, ha importanti proprietà terapeutiche. Secondo Chiarironi et al., l’ipnoterapia ha acquisito rilevanza come trattamento efficace per la sindrome dell’intestino irritabile non rispondente alle cure standard e più recentemente, alcuni studi hanno affrontato la potenziale influenza dell’ipnosi sulla funzione digestiva superiore e sulla malattia. Il lavoro degli Autori ribadisce l’efficacia dell’ipnosi nella modulazione del motore digestivo superiore e della funzione secretoria. A partire da queste premesse, la psicoterapia combinata con l’ipnosi si rivela uno strumento essenziale nel campo della psicosomatica in generale, e dei disturbi dell’apparato digestivo in particolare. Mediante l’induzione dello stato di trance lo psicoterapeuta esperto in ipnosi può agire secondo due direttrici parallele: (1) la riduzione degli stressor che determinano l’aggravio del disturbo (dall’abuso delle sigarette agli stili alimentari e di vita poco salutari); (2) l’assegnazione di un senso della sintomatologia presentata nella storia di vita del paziente. E’ possibile, in questo modo, scoprire qual è il significato profondo del sintomo per il suo portatore, dove la terminologia comune del “tornar su” o del “tornare indietro” già danno un’idea di cosa sta accadendo all’interno dell’apparato digerente, dal punto di vista psicologico.
Riferimento bibliografico
Giuseppe Chiarioni, Olafur S Palsson e William E Whitehead, Hypnosis and upper digestive function and disease, World J Gastroenterol. 2008 Nov 7; 14(41): 6276–6284.